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ALOSI «Viene un’idea, si prende una chitarra e si inizia a cantare senza sapere dove si finirà»

Pietro Alessandro Alosi ha iniziato la propria attività artistica nel 2007 come autore, voce e chitarra del duo Il Pan del Diavolo con all’attivo vari album e centinaia di concerti. Con “Cult“, di recente, ha dato vita a un disco eterogeneo, un inno alla libertà creativa che in un pugno di canzoni presenta tante facce diverse.

Se fossi in un negozio di dischi, vicino a quali altri lavori o artisti, ti piacerebbe fosse messo “Cult”?

alosi cult«Non sarebbe male se per sbaglio fosse messo insieme alla band rock The Cult».

Non sei un esordiente, eppure l’album suona molto “artista alle prime armi”, molto fresco. Quando sono nate queste canzoni? 

«Una delle prime di queste canzoni è nata due anni fa, poi piano piano ho lavorato un pezzo alla volta. La forma e l’intenzione si fondono insieme, per cui una sporcatura rock per esempio può aiutare la canzone a raggiungere qualche bottone emotivo».

Perché hai voluto aprire la scaletta con due pezzi… fuori genere rispetto all’anima cantautorale del disco?

«”Downtown” e “Blues animale” sono i pezzi che ben raccontano un inizio fuori dagli schemi. La parte del cantautore mi sembrava fosse più leggibile così, piuttosto che un biglietto da visita con me che suono il piano in una ballad, perché sono anche quello ma non sono così. Mi piace pensare di salire sul palco e fare un concerto punk e non solo da cantautore».

Oggi, chi sono gli artisti “cult” della nostra generazione, in Italia e non solo? Ci aiuti con qualche nome?

«Per me tanti piccoli gruppi già possono essere di culto, oggi preferisco una giovane band che va a suonare in provincia che nomi sfavillanti, ma qualche gruppo grosso “cult” immagino ci sia, forse i Verdena per esempio oppure penso ad un “cult” come una cosa già successa, forse terminata e quindi di culto perché irripetibile: Battiato

Il tema dell’amore è ricorrente nel disco. Che rapporto hai con questo sentimento e come si fa – se c’è una ricetta – a scrivere d’amore senza risultare banali?

«Io mi sento fortunato e sono circondato dall’amore che crea sempre grandi sconvolgimenti, in positivo e in negativo, è stato in questo periodo il motore della mia musica e meritava anche lui uno spazio nell’album. La ricetta potrebbe anche esistere ma la magia non è sempre replicabile nello stesso modo».

Noi ci abbiamo visto tanto Battisti e Lennon in questo lavoro. Sono artisti che ti hanno ispirato?

«Battisti fa parte del mio bagaglio musicale, mi piace veramente tanto e in quest’ultimo periodo sto gustando i Beatles ma non ho mai calcato la mano per avvicinarmi al loro stile musicale. C’è da dire che l’approccio è sempre quello, viene un’idea, si prende una chitarra e si inizia a cantare senza sapere dove si finirà».

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