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REMO REMOTTI «La follia è una condizione dell’artista, se non ce l’hai, cercati un lavoro in banca»

Scultore, pittore, attore, menestrello, poeta, emigrante. Il Maestro Remo Remotti nella sua vita ha fatto di tutto: ha lavorato con Nanni Moretti, con Bruce Willis, ha varcato l’Oceano Atlantico ed è stato in Perù, poi di nuovo nel Vecchio Continente. Ha odiato la “sua” Roma, l’ha maltrattata, è andato via e poi ci è ritornato. Oggi ha superato gli 80 anni Remo Remotti, ma conserva una lucidità invidiabile. I suoi cardini? «La fede in Dio e le belle donne». Già, le donne. Per Remotti sono sempre state un’ossessione: «Le donne mi hanno salvato la vita, le amo e le rispetto tutte».

Maestro, qual è il suo rapporto con Roma?

«Roma è una città di intrallazzi, quella Roma lì non mi piace. Io sono un romanaccio di Roma, però ho sempre amato il Nord».

Dopo tanto girovagare è ritornato a vivere nella Capitale. Perché?

«Vivo in campagna, a trenta minuti dal centro, in un posto bellissimo. Insomma, non sto proprio a Roma».

Mi permetta di insistere: perché è ritornato a vivere lì?

«Per mia figlia e per esigenze della mia famiglia. L’ho fatto essenzialmente per i miei cari».

La sua carriera di attore è iniziata a 50 anni. Ha lavorato anche con Moretti. Come si è trovato col grande regista?

«Nanni è un poeta, è geniale, nessuno è come lui: ha una marcia in più, non ha mai sbagliato una mossa. Ovviamente come tutti i geni è un po’… stranuccio: fa una vita molto ritirata».

E’ un personaggio difficile?

«E’ un “disturbato”, come tutti gli artisti. La follia è una condizione dell’artista, se non ce l’hai, allora cercati un lavoro in banca».

Lei ha lavorato anche con Bruce Willis, è vero?

«Per la verità ho recitato una particina in “Hudson Hawk”, una pellicola di qualche anno fa. Per tre giorni di lavoro mi diedero la bellezza di dieci milioni di vecchie lire. Un bel colpo, vero?».

Ma con Willis ha parlato?

Sorride: «Fra un po’ neanche mi salutava al mattino, purtroppo non abbiamo mai trovato il tempo per approfondire il rapporto. Comunque ricordo che all’epoca aveva una bella moglie: un uomo giovane con una bella donna al fianco, e con tanti soldi, dev’essere simpatico per forza…».

“Me ne vado da Roma”, la sua poesia divenuta più tardi un manifesto socio-musicale, le ha dato parecchia popolarità. Com’è nato il testo?

«Anni fa, mentre ero intento a scrivere la mia autobiografia, mi chiesi: “Come posso spiegare il perché me ne andai in Perù nel ‘51?”. Ebbene, presi due fogli ed iniziai a scrivere tutto ciò che mi usciva dall’animo».

Ma quella Roma da lei sempre bistrattata avrà pure qualcosa di bello…

«Di Roma amo la simpatia dei romani».

In quale città le piacerebbe vivere, oggi, se potesse?

«Bologna, non c’è dubbio. E’ una città con tante belle donne e con gente intelligente, colta».

Con la musica che rapporto ha?

«Da mio nonno ho ereditato l’amore per la musica, la amo tutta: dalla classica alle cose moderne».

Il suo mito musicale?

«Joe Cocker, però nutro tanta stima anche per Louis Armstrong e Leonard Cohen».

In alcune interviste si è auto definito “un maniaco sessuale”. Perché?

«Perché penso al sesso dalla mattina alla sera, e non ne faccio mistero».

Chi è Remo Remotti oggi?

«Un uomo di più di 80 anni dallo spirito giovanile, che ha molte donne attorno e che fa sport. Un artista che ha tanti interessi, un po’ come quel tale, quel Leonardo Da Vinci…».

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