DADAMATTO Rococò
Attivi dal 2005, per questo loro nuovo album (il quarto), dopo aver aperto diversi concerti per i Massimo Volume, i Dadamatto si sono fatti produrre da colui che ha messo le mani su “Aspettando i barbari”, ovvero Marco Caldera. Il risultato è questo “Rococò” che prende sotto braccio il pop e lo rivolta come un calzino, e non contento ne sbeffeggia la forma sfigurata. Insomma, il disco è un bel casino di suoni.
Emidio Clementi firma e canta “America”, il brano che prova a incastrare la giocosità sonora dei Dadamatto e la parola sempre severa del leader dei Massimo Volume. Un esperimento che convince a metà, ma è tutto il disco a convincere parzialmente, perché se da un lato riconosciamo alla band la volontà di marchiare con uno stile il loro quarto lavoro, dal lato opposto bisogna anche dire che c’è troppo cervello in questo compact che tratta l’ascoltatore con distacco, dandogli del “lei”, ed è avaro di orecchiabilità. I testi non sono banali, ma è difficile coglierne il significato. In conclusione, un lavoro al di sotto della sufficienza.
La copertina (molto carina) è stata disegnata da Maria Antonietta.