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DAVIDE VAN DE SFROOS «Il folk non è solo un genere musicale, è anche uno stile di vita»

«“Crêuza de mä” mi ha spinto ad andare avanti. Quel disco tanto bello quanto coraggioso mi ha dato moltissimo». Parola di Davide Van De Sfroos, cantastorie lombardo innamorato di Fabrizio De Andrè. Ma non solo.

So che ti piace parecchio anche la musica di Paolo Conte, giusto?

«Mi mette di buonumore, e mi porta per mano verso un mondo fatto di parole libere da ogni schema».

Spesso, quando si parla della tua arte, si cita un termine: “BiFolk”. Di cosa si tratta?

«E’ un modo scherzoso per definire il folk di serie B, quello che piace tanto a me».

Quante anime ha il folk secondo te?

«Esiste un folk patinato, che compare sulle riviste specializzate, ed un folk nato in strada, istintivo, che non si cura troppo delle regole, ecco: a me piace soprattutto quest’ultimo».

Parli del folk quasi come fosse uno stile di vita…

«Il folk non è solo un genere musicale, è anche uno stile di vita».

E’ molto difficile definire la tua musica. Vuoi provarci?

«Sono cresciuto influenzato da tante cose, da tanti artisti. Ho amato, ed amo tuttora, Fabrizio De Andrè e Bob Marley, Paolo Conte ed i Clash. Credo di essere un viandante della musica, un cantastorie, non saprei come altro definirmi».

Canti usando il dialetto lombardo. Non ti senti fuori dal tempo? I dialetti, ormai, stanno scomparendo…

«Ogni tanto i dialetti si danno per morti, poi però basta andare in un qualunque paese italiano per rendersi conto della loro importanza. I dialetti sono un’impronta presente».

Il tuo nome è stato spesso accostato alla politica…

«Guarda, ci tengo a sottolineare per l’ennesima volta un concetto: Davide Van De Sfroos non è affiliato a nessuna parte politica. Io suono laddove piace la mia musica. Sono stanco di sentirmi etichettato politicamente».

Permettimi di insistere: qual è il tuo rapporto con la politica?

«Ho un rapporto di sfiducia: la politica delle scacchiere e dei simbolini mi inquieta. Ogni volta che c’è di mezzo la politica non sono sereno. Politicamente mi sento un disadattato».

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