JESSICA EINAUDI «Questo disco con il mio nome segna per me un nuovo inizio»
“Black and Gold” è arrivato a segnare un nuovo inizio, e per certi versi ha segnato anche un riappropriarsi della propria identità da parte di Jessica Einaudi, dopo le esperienze dei La Blanche Alchimie e di J Moon. Un nuovo inizio per definire un percorso ancora tutto da scoprire, ma che finora ha segnato un continuo miglioramento dal punto di vista tecnico e artistico, perché le canzoni di Jessica sono oggi ancora più a fuoco del passato, hanno una consapevolezza diversa, che non significa rinnegare ciò che è stato (coi La Blanche Alchimie ha fatto grandi cose, forse sottovalutate), ma significa proiettarsi inevitabilmente verso un futuro tutto da scrivere.
Tutti i tuoi lavori sembrano un continuo lavorio sulla tua voce, quasi alla ricerca di una purezza, di un obiettivo altissimo. Che rapporto hai con la tua voce?
«E’ difficile parlare del rapporto con la propria voce, essendo l’unico strumento che portiamo sempre con noi e che se usato in modo sincero può rivelare ciò che siamo in modo così sconcertante. Credo che si sia evoluta con me. Riascoltandomi nei primi dischi la voce era molto più insicura e rivolta verso l’interno. Adesso invece sento una consapevolezza diversa e riesco a dare al mio strumento molti più colori, in base al mood e all’intenzione che voglio dare alla musica».
Finora la tua vita artistica è stata intensa. E’ sempre la stessa Jessica quella di oggi, di J Moon e dei La Blanche Alchimie, oppure a livello umano (soprattutto) trovi delle grandi differenze nei vari passaggi?
«La base è chiaramente la stessa ma in 10 anni è chiaro che sono cambiata tanto, soprattutto artisticamente. Questo disco con il mio nome segna per me un nuovo inizio, una nuova direzione che devo ancora esplorare e scoprire dove mi può portare».
“I Don’t Care” è un singolo che ti valorizza molto: com’è nato?
«Non riesco mai a razionalizzare come nascono i pezzi, a meno che mentre cammini non mi venga in mente un motivo, ma accade in realtà raramente. Di fatto ogni volta mi metto alla tastiera o al piano e in qualche modo, a volte qualcosa succede. E’ una strana magia».
Tu hai chiaro davanti a te il tuo percorso artistico? Un artista deve avere chiari gli obiettivi oppure deve lasciarsi trasportare dal flusso delle cose?
«Ogni passo che faccio mi rivela quello che potrebbe essere il successivo, però non riesco a vedere molto più in là. Mi faccio sicuramente trasportare dal flusso delle cose, senza pianificare troppo. Credo che ogni esperienza faccia comunque parte del percorso, nel bene o nel male. E’ chiaro che se avessi iniziato subito con il mio attuale progetto le cose sarebbero diverse oggi, ma la verità è che ho dovuto fare tutto quello che ho fatto per arrivare dove sono adesso, quindi penso semplicemente che le esperienze passate mi hanno portata a questo punto e ne sono felice».
Dal vivo sei un’artista che ama creare intimità con il pubblico, insomma, non sei fredda, algida, mi incuriosisce però un dettaglio: è quasi impossibile trovare di te foto in cui abbozzi anche un semplice sorriso.
«Sono una persona abbastanza timida, ecco perché. In realtà sorrido molto e volentieri, solo lontano dal palcoscenico».
Bisogna lavorare sull’immagine?
«Il lavoro sull’immagine è sempre stato importante, ma oggi con internet e l’enorme competizione è fondamentale avere un’immagine forte. Io sinceramente me ne frego e sono me stessa. Potrei lavorarci molto di più ma il fatto è che non mi interessa e nella mia arte non riesco a fare cose che non sento. Preferisco essere quello che sono e spero sempre che basti».
Ora dovremmo chiudere con una domanda a caso su tuo padre (Ludovico Einaudi) o sui nonni, che sembrano temi dai quali non puoi sfuggire in ogni intervista. Queste domande sistematiche e talvolta ripetitive non hanno ancora raggiunto un livello di insopportabilità per te?
«In realtà il livello di sopportabilità è stato superato da così tanto tempo che sono diventata totalmente immune. Non mi toccano e non mi offendono, se mi vengono fatte rispondo in modo automatico senza nemmeno pensarci. La mia storia di musicista e artista è in ogni caso totalmente svincolata da tutta la mia famiglia e anche se queste domande sono noiose e fastidiose, non hanno nessun effetto su di me».