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MANUEL AGNELLI «Preferisco etichettarmi come “un uomo abbastanza creativo”»

Manuel, gli Afterhours sono una band conosciuta al largo pubblico ma ancora oggi è facile identificarla con la scena underground. Tu dove collocheresti il gruppo?

«Siamo un gruppo musicale e basta. E’ bellissimo non essere collocabili e non poter essere rinchiusi in un ambiente».

Tu conosci molto bene Milano: com’è cambiata in questi ultimi anni?

«Non so se Milano sia cambiata molto oppure se sia cambiato io. Sono sicuro invece di una cosa: il capoluogo lombardo è l’ideale per chi ha già un progetto e lo vuole fare crescere, mentre non lo è per chi vuole formare un gruppo. Milano non è una città vibrante ed eccitante: ti aiuta a crescere ma non a nascere».

Ti piace come città?

«Mi trovo bene. Quando ero ragazzo la odiavo, ora che sono più adulto e sono indipendente economicamente mi piace, anche se preferisco Torino e Roma».

Del Manuel Agnelli artista si sa molto, del Manuel Agnelli uomo si conosce poco. Tu sei un musicista, un produttore, uno scrittore. Insomma, la tua arte ha molteplici sfaccettature. Ti senti un intellettuale?

«No, non mi considero né un intellettuale, né un poeta e neppure un artista. Sono semmai un uomo molto fortunato che fa ciò che ha sempre sognato e che si sta divertendo moltissimo. Se proprio devo auto referenziarmi, allora preferisco etichettarmi come “un uomo abbastanza creativo”».

Dai tuoi testi si evince, spesso, un certo tormento. Tu sei un uomo tormentato?

«Sì, penso di essere sufficientemente tormentato e nevrotico. Non sono negativo e non sono neppure una persona malata. Dentro di me possiedo una buona dose di positività: sono ottimista, mi piace vivere. Non passo le giornate chiuso in casa con le serrande abbassate a guardarmi le punte dei piedi. Mi piace godermi la vita, però sono consapevole di avere dentro di me un lato oscuro».

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