MUTO Independent
Un paio di cose prima della recensione: “Independent” funziona soprattutto se sparato bello alto nello stereo o nelle cuffie, a volume normale perde qualcosa, inoltre è un disco di elettronica che vi farà tornare indietro nel tempo, perché le concessioni alla scena Anni Novanta sono numerose, frequenti e mai nascoste fra le pieghe.
«Ogni brano è un porto, una transizione, un nuovo pensiero, uno stato d’animo, un racconto. Un mezzo per descrivere senza parole le diverse emozioni che attraversano l’animo umano e che ci rendono vivi ed indipendenti, in quanto unici».
Fra techno, drum’n’bass e atmosfere che si dilatano leggermente, Muto racconta la sua idea di musica senza perdersi in giri inutili. L’album è piuttosto immediato e di facile lettura (a patto che si segua il consiglio nell’incipit…) ed evidenzia una certa sensibilità dell’autore nel maneggiare i suoni e nel disporli nell’ordine giusto. E’ un disco per ballare? Ni, nel senso che alcune tracce sono ballabili, ma nel complesso l’album si interessa di lasciare la mente libera di attraversare il quotidiano senza curarsi troppo del futuro, che è poi un modo “alto” per dire che il compact intrattiene e rilassa, rassicura e ipnotizza, ammazza e lenisce. A noi è piaciuto già al primo ascolto.