RUN Aneesh Chaganty
Convinti (dal trailer) di essere pronti a immolarci sull’altare dei martiri, di quelli che vanno al cinema sapendo già di assistere a una proiezione mediocre, ci siamo accomodati in sala e – sorpresa – “Run” è un film serio, ben costruito, e con una trama fin credibile per quanto in alcuni passaggi si “stiri” la realtà per adattarla al contenuto. Insomma, una pellicola non originalissima – i meno giovani faranno correre la testa a “Misery non deve morire” – ma comunque solida, con un suo “perché”.
La trama. Diane ha cresciuto sua figlia Chloe, in cura per diabete, asma, problemi cardiaci e costretta su una sedia a rotelle, in isolamento per 17 anni, facendola studiare a casa. Le due hanno sviluppato una serrata routine giornaliera fatta di riabilitazione e di studio pianificando nel dettaglio ogni cosa, dieta compresa e sono in attesa di una lettera di accettazione da parte di un college per Chloe.
Sarah Paulson è la camaleontica protagonista. E la sua prova è così convincente, che il doppiaggio non toglie nulla alla sua interpretazione. Ovvio, il film è principalmente lei, tutto ruota attorno alla sua evoluzione, ma a sorreggerla ci sono una buonissima sceneggiatura e una Kiera Allen (la figlia, nella finzione) che nella seconda parte del film fa un figurone, riuscendo a dare profondità nel finale a un personaggio che in un’ora e mezza muta più volte. Davvero brava. Bravo anche Aneesh Chaganty a firmare una regia che soprattutto negli esterni dà il meglio di sé.
Insomma, un thriller vecchio stampo con un finale interessante.