SLEATER-KINNEY No Cities To Love
A 10 anni esatti dal lavoro precedente, “No Cities To Love” (Sub Pop/Audioglobe) segna il ritorno delle Sleater-Kinney. Curiosa la genesi del disco, registrato in segreto al Tiny Telephone Recordings studio di San Francisco nei primi mesi dell’anno scorso con delle session extra ai Kung Fu Bakery Recording Studios di Portland e agli Electrokitty Studios di Seattle. La produzione è stata affidata a John Goodmanson, uno che ha sulle spalle il peso di una discografia mastodontica, con collaborazioni che vanno dai Blonde Redhead sino ai Nada Surf, passando per gli Hanson.
Il disco è davvero godibile ed ha una buonissima orecchiabilità. Il rock è la base portante, ma sarebbe riduttivo definirlo un “album rock”, perché le canzoni contengono un sacco di fascinazioni sonore e punk e pop sono sempre dietro ogni curva presa a tutta velocità. Nonostante il trio femminile arrivi direttamente dai floridi Anni Novanta, il compact è ben piantato nei giorni nostri ed ha un suono fresco capace di trovare i favori di un pubblico trasversale per età, gusti e ascolti. Tra i punti di forza, l’essenzialità della proposta che non si perde in inutili virtuosismi. Insomma, un ottimo ritorno. Un difetto? Forse la seconda parte del compact non è efficace come la prima, ma il livello resta comunque alto.
Fra le canzoni migliori: “Surface envy”, la title track e la conclusiva “Fade”.