Cinema2018

DOGMAN Matteo Garrone

dogman

Matteo Garrone continua a confermarsi regista dotato di una buona estetica ma senza il guizzo del fuoriclasse. “Dogman” è infatti un film ordinario, destinato a perdersi lungo i meandri della programmazione cinematografica di fine stagione. Peccato, perché la storia (ispirata a un fatto di cronaca vera) dava spunti per una narrazione anche più forte ed efficace.

La trama. La pellicola si ispira al cosiddetto “Delitto del Canaro”, l’omicidio del criminale e pugile dilettante Giancarlo Ricci, avvenuto nel 1988 a Roma per mano di Pietro De Negri, detto Er Canaro. Garrone attualizza la storia e romanza il tutto: nella periferia della Magliana, sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello (Marcello Fonte) è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toilettatura per cani “Dogman”, l’amore per la figlia Alida ed un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello darà vita alla sua vendetta.

Il punto di forza del film è il cast, azzeccatissimo. Marcello Fonte si cala alla perfezione nel personaggio, riuscendo a coinvolgere emotivamente lo spettatore e mettendo in mostra una notevole espressività. Bene anche Edoardo Pesce. Ad arricchire il contorno, gli ottimi Adamo Dionisi e Francesco Acquaroli, visti di recente nella serie “Suburra”.

In conclusione: “Dogman” sarebbe un eccellente film se fosse un esordio, ma da un regista con notevole esperienza come Garrone era lecito aspettarsi qualcosina di più. Giusta la scelta di non eccedere con la violenza malgrado la fecondità del soggetto. Discutibile invece il finale molto sbrigativo e lacunoso. Buonissima la fotografia di Nicolaj Brüel.

Review Overview

SCORE - 6

6

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