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CISCO «E' più facile parlare di morte coi bambini che con gli adulti...»

Il passato, il presente, i figli, il nuovo disco, la morte, la vita, i matrimoni, i funerali. L’immaginario artistico di Cisco è così vasto che finisci per divagare e neppure te ne sei reso conto. “Matrimoni e Funerali” è il nuovo lavoro sulla lunga distanza dell’ex leader dei Modena City Ramblers, uno che dal 1992 ad oggi ha attraversato almeno due epoche della musica indipendente italiana.

Quanto basta per avere nostalgia del passato?

«Non sono un nostalgico di natura, però rimpiango la professionalità che c’era anni fa. Oggi ti ritrovi ad avere a che fare, a volte, con persone che si improvvisano produttori, discografici, promoter, gente che parte… domani ma che pensa di sapere già tutto. Ecco, in quest’ottica rimpiango gli Anni Novanta: magari il discografico non ti piaceva, ma ti dava dei consigli che poi si rivelavano comunque utili nel corso del tuo percorso artistico. Oggi manca quel tipo di professionalità che una volta aiutava».

Il bicchiere mezzo pieno invece cosa offre?

«Beh, di sicuro Internet e la tecnologia hanno regalato agli artisti un’autonomia che venti anni fa ci sognavamo. Una bellissima autonomia».

Quindi tirando le somme?

«Tirando le somme, credo che la scena musicale italiana abbia patito una involuzione. Oggi c’è troppa approssimazione in giro».

Parliamo del nuovo disco. Ci sono un sacco di ospiti…

«C’è tutta la gente che desideravo ci fosse. Il pezzo con Angela Baraldi, ad esempio, l’avevo pensato proprio per lei, e lo stesso discorso lo potrei fare per i brani cantati assieme a Pierpaolo Capovilla, Piotta o Massimo Zamboni, anzi, il pezzo con Massimo ha una storia curiosa: “Cenere alla cenere” mi sembrava un brano in perfetto stile CSI e quindi mi è parso chiaro fin da subito coinvolgerlo».

Ti sentiresti di giurare che sono tutte prime scelte?

«Se ti riferisci agli ospiti, la risposta è sì. Nessuno è un ripiego. Nessuno è arrivato perché qualcun altro mi ha dato picche. Anzi, a pensarci bene, qualcuno mi ha dato picche, ma le cose sono andate diversamente da come si potrebbe credere…».

Cioè?

«Prima parlavo di “Cenere alla cenere”, un brano in perfetto stile CSI, e oltre a Massimo mi sarebbe piaciuto coinvolgere anche Giovanni Lindo Ferretti».

Come sono andate le cose?

«Non ho disturbato direttamente Giovanni ma ho sentito il suo manager che mi ha risposto una cosa del tipo: “…lascia stare, oggi Giovanni è una persona molto distante per certe cose“. Non ho proceduto oltre».

E’ uscito fuori il disco che volevi, Stefano?

«Sono molto contento del risultato finale. Dirò di più: sono più felice di questo album rispetto ad altri lavori fatti in passato, senza fare paragoni. Sono persino riuscito a cambiare il mio modo di scrivere, e credo che nel disco non ci siano tematiche scontate».

Nell’album parli di vita e soprattutto di morte. Come fa un padre a spiegare ai propri figli che sta lavorando a qualcosa che tratta un argomento così delicato?

«Per certi versi è più facile parlare di morte coi miei tre figli che con mia madre che ha 80 anni. Quando ha sentito il disco, mi ha detto: “…ma perché scrivi canzoni sulla morte?”. Ci è rimasta male. Per i bambini, invece, la morte non è un argomento tabù. Ovvio, devi trattarlo con il dovuto tatto, ma cercano di capire cos’è la vita e cos’è la morte».

Sono affascinati dal tuo lavoro i tuoi figli?

«Sono più affascinati dal lavoro della mamma, che fa il medico. E se devo essere sincero, è meglio così. Spero che la musica possa accompagnare la loro vita perché è qualcosa di fondamentale per ogni Essere umano, ma professionalmente – sorride – mi auguro che seguano la strada della loro mamma».

Tu sei cresciuto in un’epoca dove i Talent non esistevano, oggi invece i ragazzini se ne cibano a piene mani…

«Quest’anno, per la prima volta e grazie ai miei figli, ho visto X-Factor. I Talent sono un ottimo spot per i giudici più che per i partecipanti».

Non ti piacciono?

«Ci fossero stati 20 anni fa – spiega Cisco -, non credo che coi Modena City Ramblers avremmo mai messo piede su quei palchi. E poi pensa, noi dicemmo no due o tre volte al Festival di Sanremo all’epoca, ci immagini cedere alle lusinghe di un eventuale Talent show? Di sicuro oggi offrono una visibilità pazzesca: qualcuno ce la fa, tanti restano fuori. E’ un meccanismo molto crudele».

Tu conosci bene Morgan. Oggi è un giudice amatissimo…

«Morgan è un grande. Lui non finge a X-Factor, lui è davvero così, è meraviglioso. Forse la gente non riesce a capire bene quanto sia intelligente e colto a livello musicale, è una persona con una capacità musicale incredibile. Non recita, è proprio così nella vita reale».

Chiudiamo parlando di reunion?

«Vanno di moda in questi anni…».

Esatto. C’è qualcosa all’orizzonte coi Modena City Ramblers, Cisco?

«Voglio un sacco di bene ai miei ex soci e spero facciano ottime cose nel presente e nel futuro, è stato bello condividere il palco assieme e se ci saranno occasioni, sarà un piacere ritrovarci occasionalmente, ma credo che loro abbiano un loro percorso e io abbia ormai il mio. Non credo ci sia bisogno di reunion».

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