CALM’N’CHAOS «Sono stato sempre attratto dal concetto di "Future Retro"...»
Esce oggi “Unextraterrestrial“, debutto di Calm‘n‘Chaos, registrato e prodotto con l’aiuto di Tim Palmer, già al lavoro con David Bowie, U2, Tears For Fears, The Cure, Pearl Jam e molti altri. Il disco (targato Goodfellas Records) attraversa diverse epoche musicali, ma l’elettronica del presente è un ambiente perfetto e familiare. Davvero un album di altissimo livello.
La prima cosa che colpisce di “Unextraterrestrial” è il lavoro sulle melodie. Veramente efficace. Faceva parte degli obiettivi di partenza lavorare sull’orecchiabilità, sull’epicità pop dei brani?
«Pur amando la musica strumentale, credo di avere una naturale predisposizione nella creazione di melodie, probabilmente l’aspetto della musica da me prediletto e che non smette mai di ispirarmi. Gli arrangiamenti epici e cinematografici fusi con melodie in lingua inglese hanno sempre fatto parte del mio modo di esprimermi e di sperimentare, ma credo che in questo disco sia riuscito a comunicare questo linguaggio con maggiore immediatezza».
Quanto c’è di Tim Palmer in questo album e quanto è entrato dentro le tue canzoni?
«Tim ha fatto un ottimo lavoro sul mix finale dei brani, oltre ad aver suonato la chitarra elettrica in alcune tracce. Collaborare con lui è stata un’esperienza preziosa ed istruttiva. Nel cassetto ci sono ancora alcune canzoni da lui finalizzate che probabilmente saranno pubblicate in futuro».
L’album è moderno e vintage nel contempo. Moderno nella produzione, e con lo sguardo rivolto agli Anni Ottanta in più di un passaggio. Ritrovi “Unextraterrestrial” in questi due estremi?
«Sono cresciuto musicalmente con sonorità che vanno dagli Anni Sessanta ai Novanta, e la musica degli 80s è indubbiamente una parte fondamentale della mia cultura e di questo lavoro. Sono stato sempre attratto dal concetto di “Future Retro”, e su questo territorio non posso non citare i Daft Punk».
La tua voce è particolare. In alcuni pezzi è quasi uno strumento, per il modo in cui riesce a caratterizzare le atmosfere. Ti sei ispirato a qualche artista in particolare?
«Grazie di cuore. Indubbiamente le voci di Roland Orzabal, Dave Gahan, Martin Gore e David Sylvian sono sempre state una chiara fonte di ispirazione per me. Parallelamente ho una grande passione per la musica e la vocalità soul, e credo che la mia voce venga dall’unione di diversi stili. Attualmente mi sto focalizzando su tonalità vocali più “chiare” e continuo a studiare nuovi aspetti di questo nostro straordinario strumento».
C’è tanta elettronica nella tua musica. Oggi qual è l’elettronica che più ti piace ascoltare quando non lavori sulle tue cose?
«Anche da ascoltatore ho sempre cercato l’elettronica all’interno di atmosfere eclettiche e contaminate, pur avendo ascoltato e suonato live molta elettronica “pura” in contesti sperimentali. In questo periodo sto apprezzando molto le produzioni di Adrian Younge (producer dell’ultimo album di Bilal), ho gradito molto il suo nuovo lavoro “The Electronique Void”. Anche Gotye credo stia facendo un percorso interessante, fondendo il suo pop raffinato con synth e campionamenti dal forte impatto emotivo. Sono costantemente alla ricerca di nuova musica, qualunque essa sia, e amo chi riesce a mettere a nudo la propria anima e i propri sentimenti anche all’interno di produzioni ricercate e sofisticate. Miles Davis una volta disse: “Good music is good. No matter what kind of music it is”».