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IL GENIO «La notorietà? E’ una bella cosa, ma è anche molto bello ritornare nell’oblio»

Come siete riusciti a scrivere nuova musica dopo un successo come “Pop Porno”?

«E’ bastato avere il tempo e la voglia. E tutto è venuto abbastanza facile». Parola di Gianluca De Rubertis, metà de Il Genio assieme ad Alessandra Contini.

Non avete patito alcuna pressione?

«Assolutamente no».

Anche dopo quella hit siete rimasti indipendenti. Non vi piacciono le major?

«Le major sono dei frullatori di musica. Stanno lì a cogliere la palla quando è alta, poi appena scende se ne disinteressano. Per carità, è parte del loro lavoro, ma non mi piace, e credo che le grandi industrie o si trasformeranno oppure saranno destinate a fallire».

Come sono questi “Anni ‘X” (per riprendere il titolo di un vostro disco, il secondo)?

«Sarebbe facile dire che fanno schifo, forse sarebbe sin scontato affermarlo».

E quindi?

«Quindi lo dico lo stesso. Siamo in una situazione abbastanza comica, perché le cose che un tempo avrebbero scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica, ora vengono viste come normali, ordinarie, quotidiane. Nel mio discorso mi riferisco ai nostri governanti, che per consuetudine sono sempre stati bugiardi, ma ho come la sensazione che negli ultimi anni si sia passato il segno».

La china si fermerà?

«No, si andrà sempre oltre. Parliamoci chiaro: questi a stento sanno mettere una firma, sono degli analfabeti».

Un passo indietro: con “Pop Porno” che rapporto avete?

«Vogliamo bene a quel pezzo perché ci ha permesso di farci conoscere, ed è stato divertente anche vivere il successo di quel periodo, con ragazzi che mi fermavano per strada e mi chiedevano: “Tu sei “Pop Porno”?”. E io: “Ma certo, “Porno” è il mio cognome”. Insomma, tutto molto divertente. E poi quando c’è da scherzare, io non mi tiro mai indietro».

Ti piace la notorietà?

«E’ una bella cosa, ma è anche molto bello ritornare nell’oblio. La notorietà molto spesso è qualcosa che dura sei mesi».

Chiudiamo con qualche domanda privata. Tu e Alessandra state assieme?

«Mettiamola così: quando siamo accanto, sì».

Risposta evasiva, non trovi?

«Però nella forma è giusta: due persone accanto, stanno assieme. Anche noi due, in questo momento, stiamo assieme: tu lì davanti al tuo computer, pronto a scrivere l’intervista, io qui».

Mi obblighi a essere più diretto, lo sai?

«Prego».

Vi siete mai baciati?

Risata: «Fammi pensare a una risposta adeguata. Sì, diverse volte sulla fronte».

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