DOGMAN Luc Besson
Non è il miglior film di Luc Besson a livello di trama, ma è sicuramente uno dei film girati meglio dal regista francese, che in “Dogman” dimostra di avere ancora un tocco formidabile dietro la macchina da presa.
Il film è interessante, sembra il fratello minore del più fortunato “Joker”. E anche allo spettatore più distratto verrà facile fare un raffronto tra le due pellicole e soprattutto tra i due protagonisti. Lo diciamo a scanso di equivoci: si tratta di confronti senza storie. Perché sono due opere che hanno profondità differenti, anche se nello sviluppo narrativo “Dogman” è superiore. Già che ci siamo facciamo anche il confronto tra Joaquin Phoenix e Caleb Landry Jones, ovviamente non c’è partita anche perché Phoenix ormai ha raggiunto vette altissime nel cinema contemporaneo, tuttavia Caleb ha una bellissima espressività ed è un attore dal potenziale ancora inespresso e che la pellicola di Luca Besson non riesce a sfruttare al massimo complice una scrittura troppo veloce che condensa i dolori del protagonista senza mai affondarci veramente le mani. Caleb Landry Jones interpreta la parte di un povero Cristo, la cui vita ha spesso voltato le spalle, ma che nonostante tutto ha sempre avuto accanto a sé gli amici fidati, cioè gli amati cani.
La trama. Doug è sempre stato un emarginato, fin quando da piccolo, vittima delle violenze del crudele padre, aveva come suoi unici amici e confidenti una muta di fedelissimi cani.
“Dogman” è un film che parla di amicizia, e di quella fedeltà che noi esseri umani abbiamo annacquato dentro un Ego spropositato e che invece gli amici a quattro zampe conservano come una perla rara. È un film che ha tanti aspetti positivi: dalla regia alla fotografia passando per l’idea del protagonista handicappato.
In conclusione: c’erano tante attese legate al ritorno di un nome che ha fatto la storia come Luc Besson, e siamo lieti di constatare che sono state quasi tutte ben riposte: il film è solido e vale il prezzo del biglietto.
