Score
SCORE - 6
6
Interessante ma nella seconda parte un po’ così così. Diciamo che sul più bello, “Megan” diventa un film molto in linea con tanti altri del genere “bambola assassina”, e questo contribuisce a svilire un discreto prodotto cinematografico che in alcuni passaggi apre veri e propri portoni su tematiche etiche di una certa portata: fino a che punto le macchine possono sostituire affettivamente l’uomo e quando il confine rischia di essere superato? Intendiamoci, “Megan” non è “Ex Machina” di Alex Garland con tutto quel carico di filosofia e belle musiche, è più commerciale e meno ispirato, ma sa intrattenere anche quando la sceneggiatura sbanda verso soluzioni scontate. E non sono propriamente poche.
Pare ci sarà un seguito. Vedremo. Forse non c’è granché da aggiungere, ma commercialmente il film a fronte di 10 euro spesi ne ha portati più di 100, quindi normale che si vada verso il bis…
La trama. Ava, Ryan e la loro figlia Cady sono coinvolti in un incidente d’auto contro uno spazzaneve nelle montagne dell’Oregon. Cady è l’unica sopravvissuta e viene mandata a vivere con sua zia materna Gemma, che lavora come ingegnere robotico presso Funki, un’azienda di giocattoli tecnologicamente avanzata. Gemma sta lavorando allo sviluppo di M3GAN (abbreviazione di Model 3 Generative Android), una realistica bambola dall’intelligenza artificiale progettata per essere una fedele compagna per i bambini.
Il cast è appena sufficiente. Allison Williams (Gemma) paga a caro prezzo la brutta scrittura del suo personaggio e non mette nulla per trasmettere allo spettatore i tormenti del suo ruolo. La bambina Violet McGraw è uno stereotipo e nulla più. Modesti anche i personaggi di contorno.
Maluccio la regia (estremamente classica), brutta la fotografia, leggermente meglio le musiche di Anthony Willis. Insomma, un film da vedere ma da non rivedere.