Cinema2023

BEAU HA PAURA Ari Aster

beau ha paura

Partiamo dalla trama. Beau Wessermann è un uomo che vive da solo in una città completamente invasa da criminali, tossici, cadaveri in strada e distruzione. Beau abita in un appartamentino piccolo all’interno di un palazzo fatiscente e ha terrore di coloro che abitano fuori di casa. Va regolarmente da un terapeuta per parlare dei suoi turbamenti, in particolare provocati dal difficile rapporto con sua madre Mona. Un giorno, Beau deve partire per andare a trovare la madre, ma a causa del comportamento disturbante del vicino, si sveglia tardissimo e nella fretta di correre fuori di casa, gli vengono rubate le chiavi e la valigia. Da qui comincia il viaggio di Beau, alla ricerca di sua madre.

Con questo film, Ari Aster si è giocato in un colpo solo tutto il credito che aveva accumulato con le sue opere precedenti. Inoltre tenere in sala lo spettatore per tre ore davanti ad un simile polpettone, è una tortura a metà strada tra il sequestro di persona e il sottile sadismo, perché ok alla lunghezza delle pellicole, ma deve esserci sostanza per trattenere lo spettatore in sala per un tempo extra large, deve esserci una trama solida, deve esserci una originalità al servizio della narrazione, deve esserci voglia di fare grande cinema. In questo caso invece si è vista soltanto un’originalità al servizio delle continue iperbole con il susseguente risultato di rendere la seconda parte del film inguardabile, e attenzione, la parola “inguardabile” non è usata a caso.

Altra nota a margine: avere nel cast un attore come Joaquin Phoenix e usarlo in questa maniera, significa volersi fare del male da soli, oppure avere piena coscienza della pochezza delle proprie idee e sperare che il grande artista in qualche modo metta una pezza sui buchi della sceneggiatura. Joaquin Phoenix è bravo e anche in questa circostanza si dimostra un attore vero, soprattutto nella prima parte, ma nel secondo tempo può davvero poco: gli appigli a cui aggrapparsi sono pochi e tutto scivola verso una sorta di irrealismo mischiato al grottesco che non ha via d’uscita.

Vogliamo intendere questo film come un esperimento inusuale da parte di Ari Aster, un volerci portare a piedi nudi dentro le nevrosi del suo protagonista, ma l’esagerazione spinta al suo estremo diventa inevitabile fastidio.

Review Overview

SCORE - 3.5

3.5

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