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CHIARA CIVELLO «Le mie radici hanno i pattini o le ali ed io devo girare»

Brasile, Stati Uniti, Italia, mondo. E’ lei stessa ad ammetterlo: «Non riesco a mettere radici in un posto. Le mie radici hanno i pattini o le ali ed io devo girare». Quindi non stupisce che Chiara Civello sia costantemente al di là e al di qua degli Oceani. Anche se in questo momento una certezza c’è: sta lavorando sul suo nuovo lavoro.

Sei stata di recente in Brasile per qualche settimana. Cosa ti lega a quella terra e quale meravigliosa alchimia si è formata tra te e il pubblico brasiliano?

«L’alchimia già c’era e si è molto rafforzata. Dopo due anni di assenza dal Brasile sono tornata ed ho trovato un grande calore, come se la distanza avesse aumentato la fiamma che già c’era. Bellissimo».

Lo scorso autunno invece sei sbarcata in America.

«Gli Stati Uniti sono la mia casa, sono cresciuta lì, ho scritto le mie prime canzoni lì, sono stati gli Stati Uniti che mi hanno presentato all’Italia paradossalmente. I concerti sono andati benissimo e tornare in quei posti per me è un respiro di libertà totale, cosa che in Italia non riesco a sentire molto».

Stai lavorando a qualcosa di nuovo?

«Sì, sto lavorando al mio prossimo disco, senza scadenze perché tutto scorre e tutto cambia – sorride. Ma prima o poi qualcosa uscirà dal forno».

Hai visto i Sanremo di Carlo Conti?

«No, non li ho visti».

Tu che l’hai vissuto, com’è il palco del Festival?

«Quel palco è sicuramente un palco leggendario da cui sono uscite grandi canzoni, ma è un palco e il mondo ne è pieno! La scalinata da scendere – sorride – credo sia la cosa più dura di tutte».

Hai viaggiato tantissimo negli ultimi anni, non senti mai il bisogno di mettere radici definitive in un posto?

«Non riesco. Le mie radici hanno i pattini o le ali – sorride – ed io devo girare. Solo davanti ai cambiamenti riesco ad essere presente con tutti i miei sensi e a vivere uno stato di pienezza che mi fa produrre cose, immaginare. Accomodarsi è la morte di tutto per me. Con un buon motivo forse potrei fermarmi, altrimenti no».

Le tante ore di viaggio in aereo cosa ti hanno fatto scoprire di te?

«In aereo non riesco mai a dormire, penso, leggo ma non ho scoperto molto di me volando, anzi, mi dà una certa ansia volare».

Davvero?

«Sì, mi sento scomoda, non nel mio habitat e a volte soffro di panico, pensieri tragici abbastanza ricorrenti ma – sorride – non posso non volare».

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