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MARTA SUI TUBI Gulino: «A me piace scrivere nella mia mansarda, usando fogli bianchi, gomma e matita»

«A me non piacciono i talent show – spiega Giovanni Gulino, voce dei Marta Sui Tubi – perché per uno che vince ce ne sono altri cento che vengono bruciati. E una volta che esci da quel meccanismo nessuno punta più su di te. Inoltre credo sia importante mettere nella testa dei ragazzi che la gavetta è importante, fa bene, aiuta a crescere ed è persino divertente. Questa idea che la musica debba subito essere palchi grandi e successo da rockstar non mi piace».

Quindi?

«Quindi il mio consiglio è non aver paura della gavetta e scrivere bellissime canzoni».

Come si scrive una bellissima canzone?

«La bellissima canzone è condivisione di emozioni, è quando quello che canti arriva ad altre persone. L’errore che fanno molti è innamorarsi del proprio stile, delle proprie cose, ecco perché è fondamentale il giudizio di chi hai vicino per capire a che punto sei dei tuoi obiettivi».

Hai altri consigli?

«Suonate ovunque: bar, cantine, marciapiedi, rassegne più o meno grandi».

Cos’è l’ispirazione?

«E’ una magia che può arrivare in qualunque momento: sotto la doccia, per strada, mentre parli con qualcuno o stai guardando gli occhi di una ragazza».

Le vostre canzoni hanno sempre un taglio molto intimo. Nascono in un contesto particolare?

«A me piace scrivere nella mia mansarda, usando fogli bianchi, gomma e matita».

Niente computer?

«Riscrivo i testi al computer quando sono finiti, ma nascono sempre in punta di matita».

Perché?

«Perché la matita è uno strumento straordinario che purtroppo col tempo tendiamo a mettere da parte. Alle elementari iniziamo prima di tutto a usare la matita, poi crescendo la accantoniamo. Invece è bellissimo quello che puoi fare con essa e con una gomma: scrivi, cancelli, riscrivi, cancelli di nuovo».

Dopo un Sanremo alle spalle e più di dieci anni di gavetta che bilancio fai della carriera dei Marta Sui Tubi?

«Siamo felici. Abbiamo sempre cercato di inseguire l’ispirazione senza compiacere l’ascoltatore, saltando da un genere all’altro e facendoci guidare dalla nostra vena compositiva».

Perché “Marta Sui Tubi”?

«Il nome Marta è un pretesto per rendere omaggio al lato femminile che c’è in noi, a quella sfera che talvolta noi uomini tendiamo a nascondere per “machismo” o perché chi fa rock deve apparire duro. Poi il resto del nome è nato un po’ per gioco: anagrammando le lettere viene fuori qualcosa – sorride – che ha a che fare con l’autoerotismo…».

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