VERONICA MARCHI «E' così che inizia la vita di Maieutica Dischi...»
Veronica Marchi, cantautrice, polistrumentista, vocal coach e produttrice veronese, ha annunciato di recente la nascita di Maieutica Dischi, etichetta discografica che si prefigge di produrre e sostenere la musica al femminile. «E’ dalle forme indefinite che nasce una nuova idea. E’ così che inizia la vita di Maieutica Dischi, un’etichetta che promuove solo musica fatta da donne, come un’enorme pancia che partorisce amore. L’ho chiamata Maieutica perché trae spunto dalla filosofia: l’arte di tirar fuori la verità da dentro, non di imporre il proprio pensiero. Che sia questo momento di incertezza la strada giusta per questo microcosmo di farsi sentire».
Partiamo dall’etichetta: incuriosisce la tempistica. Perché hai scelto comunque questo periodo dove certe notizie (musicali) rischiano di passare in secondo o terzo piano?
«Non mi preoccupa passare in secondo piano, tutto ora è in secondo piano ma quello che non passa mai dalla nostra mente è l’esigenza di aria fresca, di cose nuove e belle per nutrire l’anima e far nascere l’etichetta ora mi pare una buona idea».
In Italia è più difficile, per una donna, fare musica?
«In generale per una donna in Italia è difficile far capire che può fare alcune cose considerate “da uomo”, per cui c’è da lottare ed è una lotta che personalmente ho fatto e faccio volentieri, mi dà la misura ogni giorno di quanto tengo al mio lavoro e ai miei sogni».
Pensi che questa situazione e questo riscoprirci terribilmente vulnerabile davanti a un nemico invisibile possano portare – alla fine – a qualcosa di nuovo, a una presa di coscienza (dei singoli) diversa rispetto al passato?
«Io me lo auguro, sono una romantica sognatrice e spero sempre nel lieto fine, mi dà forza e faccio la mia parte perché questo possa succedere».
Che ruolo può avere, oggi, in questo momento, un artista: intrattenere comunque il pubblico usando i mezzi a disposizione, oppure cercare di elaborare questi giorni provando di conseguenza a dare – tramite l’arte – una chiave di lettura?
«Entrambe le cose, è l’urgenza dell’arte che ti detta la strada, io personalmente in questo momento sto suonando in diretta per le persone e per me, per sentirmi viva e dare un sorriso, e poi sto scrivendo, sto riflettendo, sto partorendo idee, quindi sto elaborando quello che sta succedendo per poi trovargli una strada sulla carta».
Da cittadina, invece, come stai vivendo questo momento così particolare e carico di tensioni?
«Mi manca piazza Bra, mi mancano i miei veronesi, così contorti e chiusi. Mi manca camminare per le strade che amo, mi manca tutto ma aspetto e rispetto le regole, sono tranquilla perché ho fiducia e nel frattempo continuo a desiderare di trovare qualcosa di buono alla fine del tunnel».
Chiusi in casa, e talvolta in una condizione di solitudine terribile, cosa può avvicinarci alla felicità?
«Andare dentro, e di solito non ci piace molto. La musica e la lettura aiutano a farlo senza sentirsi soli, senza paura di cadere».