OLIVIERO MALASPINA Malaspina
Ci sono dodici canzoni in “Malaspina“, ma c’è anche altro. Perché gli ingredienti del compact che segna il ritorno discografico di Oliviero Malaspina, a distanza di otto anni da “Marinai Di Terra”, sono vari e diversi. L’album parte da territori cantautorali per allargare le braccia e stringere atmosfere rock e sintetiche. Insomma, tradizione al servizio dei tempi moderni. O viceversa.
Al quadro appena descritto va aggiunto che Malaspina scrive dei testi tutt’altro che banali, che definire poetici non è un azzardo. Come si fa, quindi, a dire che questo album è brutto? Non si può, perché in effetti brutto non è, ma non è neppure originalissimo e ad ascoltarlo bene restano in testa pochi brani. Ne segnaliamo tre: “Vostra signora dei fiori”, la bellissima “Il vuoto”, “E dell’infinito, fine”. Il resto è apprezzabile esercizio stilistico che graffia solo a tratti. Per essere più chiari (e spietati), ci sentiamo di salvare metà dell’album, il resto meno.
Prodotto da Amedeo Pesce e Cosimo Lupo, e registrato, arrangiato e realizzato agli Hydra Studios, “Malaspina” è il frutto della collaborazione tra l’etichetta Hydra Music e Ululati, etichetta discografica dell’editore salentino Lupo Editore. Da segnalare l’ottimo lavoro al mix di Ettore Bianconi dei Baustelle.
Il cd prende il nome dell’autore, che con Fabrizio De Andrè strinse un bel sodalizio: proprio in Malaspina, Faber vide il coautore del suo ultimo album di notturni, rimasto sfortunatamente incompiuto.