D.RAD «Io, gli Almamegretta e su Raiz vi dico che...»
Anno 2003. Napoli come Bilbao o altre mille città con una luce del tutto particolare. La musica come esperimento, ma anche come indiscutibilmente “strumento” per esprimere un talento naturale. Raiz, la voce per antonomasia degli Almamegretta, ha scelto (la temporanea?) via solista; Gennaro T (batteria) e D.RaD (macchine elettroniche) sono usciti proprio di recente con un nuovo disco: “Sciuoglie ‘e cane” – realizzazione della copertina affidata a Mimmo Paladino. Dunque il progetto Almamegretta continua, anche se con facce differenti, qualche nuovo innesto (nell’lp c’è pure la presenza di Marco Parente) e la voglia di tornare alle radici.
Fra Raiz e gli altri componenti dell’ensemble non c’è stato nessun attrito. Davvero?
La parola a D.RaD: «Litigi con Raiz? Assolutamente no: ha scelto la via solista, ma in futuro non è da escludere che si possa tornare a lavorare assieme. Le strade artistiche si possono anche separare nella vita, ma non è detto che certi percorsi si chiudano definitivamente. Per adesso la situazione è questa, ma spesso le cose cambiano quando meno te lo aspetti».
Un discorso che non fa una piega…
«Mi spiace che circolino certe voci su nostri presunti litigi. Litigi perché, poi? Sono scelte. E le scelte vanno sempre rispettate. Ricamarci sopra delle vicende che non hanno nessun tipo di verità è una scorrettazza».
Il nuovo disco degli Almamegretta è difficile da inquadrare sotto un’unica angolazione: vuoi provarci tu?
«E’ un disco di strada, fatto alla vecchia maniera. E’ un disco che contiene tante contaminazioni mediterranee».
Se fossi in un negozio dove lo collocheresti?
«Di solito, in Italia, i nostri lavori stanno nella categoria “Rock-Rap”; all’estero, invece, nel reparto “World Music”. A me piacerebbe trovare i nostri dischi nella zona “Pop-Underground”. Comunque le etichette sono sempre fuorvianti; se avessi un negozio, dividerei i dischi in due categorie: “Italiani” e “Stranieri”».
A proposito di “musica italiana”, qual è il suo stato di salute?
«In Italia siamo pieni di musicisti talentuosi, tuttavia la nostra musica è malata, è vittima della cattiva gestione dei discografici».
La musica è la tua grande passione, ma non solo, vero?
«Mi piace moltissimo la fotografia, e Napoli, per tutti gli scenari che propone, è perfetta per fare scatti. E’ una città che ha qualcosa di magico come Genova e Bilbao. La fotografia mi permette di dare sfogo ad un’altra parte della mia creatività».
Hai condiviso di recente il palco con Mauro Pagani e Luciano Ligabue per un progetto speciale: che ricordi hai di questa esperienza che ti ha portato in giro per teatri e palazzetti?
«E’ stato un periodo molto intenso e molto proficuo a livello professionale. Pagani già lo conoscevo, mentre l’incontro con Ligabue mi ha sorpreso…».
Perché?
«Luciano è una persona alla mano, con una grande passione: anche lui adora la fotografia. Ha una cultura elevata: con lui si può parlare di cinema e musica senza problemi. Fra noi è nata una bella amicizia».
Altre cose che ti hanno stupito?
«Beh, sai, pur libero di fare le cose che volevo, all’inizio ci sono andato cauto con le sue canzoni. Non volevo personalizzare troppo certi pezzi col mio suono. Quindi sono entrato in punta di piedi nel suo repertorio».
E poi?
«Un giorno ci mettiamo a parlare e mi dice: “…mi piace il lavoro che stai facendo, ma esagera”. E da quel momento ho iniziato a “dubbare” sopra le sue canzoni – sorride – senza alcuna pietà».