MARIO VENUTI «I concorrenti dei Talent sono carne da macello immolata sull’altare della tv»
“Il tramonto dell’Occidente” è l’ultimo disco che ha sfornato Mario Venuti, ma in questa intervista non c’è spazio soltanto per la musica, ma anche per la Sicilia, la sua terra, i Talent, i ricordi coi Denovo e tanto altro ancora. Un universo di parole che abbraccia oltre vent’anni di carriera.
La prima cosa che voglio chiederti è sulla tua terra, la Sicilia. E’ notizia di queste settimane l’ennesimo sforamento dei conti regionali. Che rapporto hai con la tua terra e quanto la mala amministrazione ha limitato negli anni le potenzialità dei siciliani?
«E’ una questione complessa che affonda le radici nel passato. L’Autonomia ha fatto più danni che benefici. I politici hanno viziato i siciliani con clientelismo e voto di scambio e non hanno agevolato una crescita sana del tessuto economico. Certo, cambiare rotta all’improvviso è difficile, specie in un momento di crisi profonda come questo. Ma i siciliani devono capire che non si può continuare come in passato».
Hai all’attivo oltre 20 anni di musica. Per cosa nutri nostalgia pensando al passato?
«Cerco di stare al passo coi tempi e non cadere in sterili nostalgie. Internet e la tecnologia sono cose molto utili. Però rimpiango i tempi in cui la musica aveva un posto centrale nella società, influenzava il costume. Oggi è solo un accessorio. E poi credo che tutta questa musica che sgorga dalla rete come acqua tolga il desiderio e non dia la possibilità di gustarla a fondo».
E’ più facile, oggi, grazie a Internet e ai Talent, fare musica per un esordiente?
«Apparentemente è più facile ma è molto più difficile attecchire. I concorrenti dei Talent sono carne da macello immolata sull’altare della tv. Molti non hanno il tempo e la possibilità di crescere ed esprimersi che vengono buttati via».
L’amore cambia a tutte le età ma rimane al centro della nostra esistenza. Per quanto questa società tenda a reprimere i sentimenti, sono il motore della nostra esistenza
Parlando dell’ultimo disco hai detto: “Non voglio fare nessun catastrofismo, anzi, voglio far ragionare su nuovi stimoli per ripensare il nostro modo di vivere”. Quali sono le prime cose che dovremo tornare a mettere al centro delle nostre vite?
«Sembra banale ma l’economia non può occupare così tanto spazio nelle nostre vite. Sennò tutto il resto delle attitudini umane si atrofizzerà, come un muscolo inutilizzato. Sembra impossibile ma ci dobbiamo provare».
Tu hai scritto diverse canzoni d’amore. A 50 anni l’amore cos’è?
«L’amore cambia a tutte le età ma rimane al centro della nostra esistenza. Per quanto questa società tenda a reprimere i sentimenti, sono il motore della nostra esistenza».
Ascolti musica italiana? In questo momento ci sono artisti che ti incuriosiscono o dei quali segui con attenzione il percorso artistico?
«Mi piacciono le novità che vengono dalla scena Indie. Dimartino, Nicolò Carnesi e Brunori sono i miei preferiti».
A chi sogna un percorso come quello di Mario Venuti che consigli daresti?
«Tutte le regole che sono valse per me potrebbero non valere più per i nuovi talenti. Ognuno deve trovare la propria strada. Ma bisogna essere molto determinati e credere in quello che si fa a dispetto delle delusioni».
Visti dal palco, come ti sembrano i giovani del 2015?
«Le generalizzazioni soprattutto sulla gioventù non mi piacciono. Ci sono giovani brillanti e super intelligenti ed altri ottusi e poco dotati ma questa è la vita».
Vorrei farti una domanda originale sui Denovo ma temo sia un argomento inflazionatissimo per te. Facciamo così: c’è un episodio in particolare che ti strappa un sorriso quando ripensi a quell’esperienza?
«I concerti negli Anni Ottanta erano molto movimentati. Poteva succedere di tutto. Una volta accadde che un gruppo punk che suonava prima di noi fece un tale casino da causare l’arrivo delle forze dell’ordine. Che però tardarono un po’ e così – sorride – il concerto interrotto fu il nostro e non quello del gruppo punk…».