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PIZZO & BACALOV «Credo che questo disco fotografi vari momenti di vita vissuta»

Ecco “Memories“, il nuovo album del pianista Alberto Pizzo che si è avvalso della co-direzione artistica del Maestro Luis Bacalov, premio Oscar per “Il Postino”. L’album, registrato agli Abbey Road Studios di Londra, racchiude brani con diverse influenze musicali. Abbiamo intervistato Alberto Pizzo e il Maestro Luis Bacalov.

Iniziamo a parlare con Alberto Pizzo. Com’è nato il progetto? Quando è avvenuto il vostro primo incontro?

«Ci siamo incontrati casualmente in treno e abbiamo iniziato a parlare, da lì sono arrivati alcuni progetti fino all’idea di realizzare un disco che racchiudesse le mie composizioni. Desideravo che il Maestro orchestrasse un solo pezzo ma la cosa si è evoluta diventando più grande delle aspettative e alla fine è nato un album con un repertorio crossover e con le radici ben piantate nella musica classica».

Come si è sviluppato l’album?

«Il Maestro voleva che questo progetto desse maggiore risalto all’aspetto melodico legandosi alla musica e all’immagine, così ho affrontato le composizioni con queste caratteristiche. Ci siamo confrontati e abbiamo selezionato dieci brani».

Quali sono le influenze principali rintracciabili in questo lavoro?

«La prima è sicuramente derivante da un percorso classico, poi ci sono scorci jazz nei brani in cui si respira un’aria impressionistica e legata al ‘900. Sinceramente non mi piace etichettare le cose, ma credo che questo disco fotografi vari momenti di vita vissuta».

Il primo singolo estratto dall’album è “After the rain”.

«E’ nato pensando a un brano che potesse esser scritturato per un kolossal americano, mi sono immaginato le gesta eroiche di un atleta. Ho voluto realizzare qualcosa di veramente imponente ma con una melodia semplice che potesse arrivare a tutti».

Negli ultimi anni si sta assistendo a una sorta di evoluzione della musica classica all’interno della quale è possibile rintracciare melodie pop, è veramente così?

«Da anni penso che il termine “classica” serva per indicare un qualcosa di già scritto, così mi piace pensare che forse questa musica verrà definita classica tra cinquant’anni. La musica è in continua evoluzione, oggi troviamo influenze jazz come pop, ma forse queste ultime, ora, sono più presenti rispetto al passato».

Se dovesse descrivere l’album usando solo tre aggettivi, quali sarebbero?

«Coraggioso, rivoluzionario ed elegante».

Progetti futuri?

«In questo momento ci stiamo concentrando sulla promozione dell’album, vedremo cosa ci riserverà il futuro».

Ora le domande al Maestro Luis Bacalov. Negli ultimi anni è cambiato molto il mondo della composizione musicale per il cinema, è possibile individuare un suo erede?

«Per rispondere a questa domanda bisognerebbe conoscere molto bene la musica per il cinema, ma io non sono uno specialista, quindi non saprei cosa dire. I giovani compositori che desiderano lavorare per il cinema devono sia avere capacità e umiltà che guardare bene i migliori compositori della storia. Da quel poco che ho sentito nel cinema italiano, non mi risulta ci sia qualcosa di particolarmente brillante».

Qual è stata la soddisfazione più grande della sua vita?

«Molta gente pensa che sia stato l’Oscar per “Il Postino”, ma non è assolutamente così. Certo, sono molto contento di aver scritto quella musica ma non credo sia stata la mia miglior composizione. La gente confonde il premio con il lavoro migliore. Non saprei dire quale sia stata la mia più grande soddisfazione, dovrei citarne almeno una decina, tra le quali la musica per “La Tregua” di Francesco Rosi e la mia opera sui desaparecidos».

Si sente parte della storia della musica?

«Personalmente non credo che entrerò a far parte della storia della musica perché ciò dipende da un critico o uno storico. Gli archivi sono pieni di musiche pregevoli che nessuno conosce o suona. Il pubblico della musica classica è molto attaccato ai titoli, ma ce ne sono anche altri che non sono noti».

Quali sono i suoi progetti futuri?

«C’è tanto lavoro, anche troppo, ma non so stare con le mani in mano, mi stanco di più quando sono in vacanza».

Matteo Rossini
(www.notespillate.com)

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