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EMANUELE DABBONO «Che emozione essere nel nuovo lavoro di Tiziano Ferro»

Fino alla settimana scorsa, forse, per qualcuno, era soltanto “…quello che nel 2008 era arrivato in finale a “X-Factor”, da martedì 25 novembre il nome di Emanuele Dabbono campeggia anche nel “The Best Of…” di Tiziano Ferro. Assieme alla pop star romana, infatti, ha scritto “Incanto”, uno dei tre inediti contenuti nella raccolta appena uscita. Quasi certamente il brano sarà usato come secondo singolo e non è assurdo pensare che finirà anche nelle scalette dell’imminente tour mondiale di Ferro, che in Italia farà sei tappe estive negli stadi. Il brano è stato registrato ai Sunset Sound Studios di Los Angeles da Michele Canova e vanta alla batteria Vinnie Colaiuta (Sting) e Michael Landau (Michael Jackson, Miles Davis) alle chitarre.

 

La prima cosa che ti chiedo è come avete composto, all’atto pratico, con Tiziano Ferro? Via telefono, via mail, face-to-face? Insomma, credo incuriosisca parecchio il processo creativo, non trovi?

«Abbiamo usato e usiamo un po’ tutti i mezzi che hai detto. La prima volta che ci siamo incontrati era il 1998. Si lavora assieme però soltanto da novembre 2013, da un anno quindi. Non pensiamo mai cose del tipo: “…questo pezzo lo scriviamo per X, questo per Y”. La sensazione è sempre quella: “…scriviamo una bella canzone, che significhi tanto, che duri nel tempo e poi si vedrà”».

Ti sei sentito in soggezione, sotto esame o sotto pressione nel proporre le tue idee a un big internazionale?

«Assolutamente no, perché nonostante Tiziano sia una star mondiale, è una persona di una evidente profondità e tranquillità, virtù tali da infonderti sicurezza».

Visto da vicino, che tipo è Tiziano Ferro?

«E’ un professionista serissimo, puntuale, preciso, che sa tirare fuori da te il meglio semplicemente, in modo del tutto naturale. Mi stupisce, e credo sia uno dei motivi per cui sia sempre al top fin dagli inizi, come lui metta il cuore così in prima linea, in una maniera così dirompente, eppure sia costantemente proiettato nel futuro. E’ una persona che mentre vive questo momento, pensa già magari a quello che farà nel 2016. Pazzesco».

Quello che molti si posso chiedere è: “…ma come si arriva a destare l’attenzione di un nome così grosso?”. Fortuna, coincidenze, tenacia?

«Alla finale di “X-Factor” del 2008 mi era arrivato in studio un biglietto gigante di in bocca al lupo da lui e Michele Canova (il suo produttore), facendomi i complimenti per “Ci troveranno qui”, il mio brano. Mi ci sono volute 1200 canzoni scritte e 17 anni per arrivare alla sua chiamata e trasformare i complimenti in lavoro».

Credi che il sodalizio proseguirà?

«Non posso dirti molto di più di quello che ha già detto lui a Panorama di recente, ma credo sia chiaro: “Stiamo scrivendo molte altre cose insieme”».

La vita si fa di scelte, momenti, traguardi. Senza nessun indugio, molto serenamente, oggi mi sento sull’Everest e sono grato. Ma c’è così tanto cielo sopra le cime che si può ancora salire

Se dovesse ospitarti dal vivo, vorrebbe dire esibirsi in uno degli stadi selezionati per il tour 2015. Ci hai pensato?

«Sarei lusingatissimo, magari suonerei “Non aver paura mai” che abbiamo scritto insieme per l’ottimo Michele Bravi, ma è un sogno e non dipende da me e poi sai, già sentire 80 mila persone a San Siro o all’Olimpico cantare insieme “Incanto” sarebbe un’emozione tale da scoppiare di gioia».

Credi che questo sia il punto più alto della tua carriera oppure credi sia solo un altro passaggio verso un obiettivo più grande?

«La vita si fa di scelte, momenti, traguardi. Senza nessun indugio, molto serenamente, oggi mi sento sull’Everest e sono grato. Ma c’è così tanto cielo sopra le cime che si può ancora salire. D’altronde da piccolo volevo fare l’astronauta».

Passo indietro: anno 2008, si spengono le telecamere di “X-Factor” e sembri un nome pronto per i grossi palchi, invece scegli di intraprendere un percorso fatto di tanta gavetta. Perché? Non hai mai avuto il dubbio di aver imboccato una strada sbagliata in questi anni?

«Ho scelto la coerenza e ho rifiutato i compromessi, come per esempio il contratto Sony ai finalisti per pubblicare un ep di cover. Oggi, dopo due dischi in italiano, due in inglese, un tour in America, due libri, diversi premi, è arrivata la collaborazione con Tiziano. Direi che ho avuto ragione. La determinazione, la costanza, l’onestà verso la gente che sceglie di fare un passo del tuo cammino insieme a te, alla fine premia sempre».

Da ex protagonista, credi siano utili questi talent, Emanuele?

«Molto, ma credo che si dovrebbe fare prima un Bignami umano ai concorrenti, un talent del talent, ovvero: “Come prepararsi adeguatamente a partire dalla audizioni”. Nel senso che pensare che partecipare a un programma possa risolverti la vita è errato. La ricetta giusta ovviamente non esiste, però si può vivere una cosa del genere come una esperienza irripetibile e semplicemente lavorare per essere se stessi».

Cosa intendi di preciso?

«Con “lavorare per essere se stessi” intendo che prima di tutto devi capire a fondo, meticolosamente, la tua identità musicale, mettendoti in discussione continua, altrimenti finisci per essere un prodotto da tritacarne. “X-Factor” negli ultimi anni, poi, è diventato uno show mozzafiato. Sarebbe figo un domani tornarci a fare un salto da vocal coach».

Stai lavorando a un nuovo disco?

«E’ già pronto, si chiama “La velocità del buio”. Ne vado orgoglioso. Io e i Terrarossa (il suo gruppo, ndr) stiamo considerando gli ultimi dettagli. Non ci saranno duetti. Sarà un disco rock con atmosfere americane. Manca giusto il mastering».

Ti stimola o ti spaventa una carriera col ruolo di semplice autore?

Sorride: «L’aggettivo “semplice” vicino alla parola “autore” come ti è venuto?».

Beh, di solito l’autore sta distante dalle luci. Comunque torniamo a ciò che stai vivendo oggi. Intimamente come ti senti?

«Sono un privilegiato, una persona a cui il destino ha sorriso e sono felice della mia vita perché non ne cambierei una virgola, errori compresi. Sono la prova vivente che puoi venire dalla provincia, ma nessuno ti può fermare se lavori al tuo sogno più autentico, senza barare e senza pretendere, dimostrando il tuo valore con i fatti. Tutto mi ha portato qui. Non è il posto più bello del mondo?».

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