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SQUARTA «Ora vi porto dentro Almostrue»

Con Mirko Miro ha tirato fuori un disco – “Locksmith” – davvero interessante e che è solo la prima tappa di un percorso più ampio. Ora per Squarta, noto soprattutto per i suoi lavori col sodalizio hip hop Cor Veleno, c’è anche l’impegno con l’etichetta/crew Almostrue: «Almostrue è una factory, un posto dove coltivare le proprie passioni, tutte le persone coinvolte nel progetto sono spinte dalla stessa idea, cioè fare musica e arte con il proprio gusto cercando di portare le proprie cose ad un pubblico più vasto possibile che non sia necessariamente un pubblico di esperti o di cultori del genere. Ovviamente dopo “Locksmith” siamo già a lavoro con le nuove cose che prenderanno forma nel 2015».

 

Passo indietro. Voglio chiederti qualcosa sui Cor Veleno. Si sono lette un sacco di cose negli ultimi tempi. Il sodalizio va avanti? 

«Non stiamo facendo musica insieme in questo periodo ma questo non significa che il sodalizio non sia vivo, come Cor Veleno abbiamo condiviso tantissime esperienze e la nostra amicizia va al di là della musica».

“Locksmith” è un lavoro molto maturo. Sembra ci sia un’intesa naturale con Mirko Miro. Com’è nato il progetto? 

«Ci conosciamo da tantissimi anni e ci stimiamo, non abbiamo mai avuto occasione prima di “Locksmith” di lavorare gomito a gomito ma quando mi è stato proposto di collaborare alla nascita di una nuova factory, Almostrue, ho accettato con enorme piacere proprio perché il primo progetto doveva essere un disco con Mirko. Pur non avendo mai lavorato insieme ero sicuro che sarebbe nato qualcosa di speciale, non mi sbagliavo».

Chi si lamenta che oggi è tutto degradato e che mancano le buone cose di una volta mi sembra mia nonna quando mi parla della sua gioventù, le cose si evolvono e si trasformano per fortuna

Dal tuo punto di vista privilegiato, come sta la scena hip hop romana? E’ cambiata in questi anni? 

«Tutto è cambiato sia a Roma che fuori, la scena come la si intendeva anni fa forse neanche esiste più, e per fortuna sono venuti meno tutti quei dogmi che caratterizzavano le cose in questa musica anni fa. Sento musica buona e altra che non mi piace ma è sempre stato così, è naturale che sia così, chi si lamenta che oggi è tutto degradato e che mancano le buone cose di una volta mi sembra mia nonna quando mi parla della sua gioventù, le cose si evolvono e si trasformano per fortuna».

Per fare musica non occorre sapere tutto quello che è successo prima e onestamente neanche portare rispetto per forza a chi c’era prima

Restiamo a Roma. Si fa un gran parlare di Mezzosangue. In che termini sei coinvolto nel suo progetto e nel suo disco?

«Ne parlano un po’ ovunque perché  Mezzo è uno dei più bravi sotto ogni punto di vista a mio avviso. Al momento stiamo producendo il suo primo album che uscirà nel 2015».

Quando hai iniziato nella Robba Coatta sembrava che il rap fosse un passatempo di pochi, oggi sembra invece l’unico linguaggio davvero familiare a tanti giovani. In mezzo però a tanta fuffa, come si distingue l’originalità?

«Ognuno quando ascolta qualcosa giudica in base ai propri gusti, stabilire cosa sia originale non è facile, per fortuna non ci sono solo cose copiate e riproposte all’infinito solo perché funzionano, ci sono cose bellissime ricercate, proprio come quando abbiamo iniziato noi. Sta al singolo essere curioso e cercare il bello».

Quando hai iniziato, Internet non aveva il peso che ha oggi. Il web quanto può incidere sul successo o meno di un progetto?

«Internet è una parte fondamentale della faccenda in questo momento storico, ma senza la cosa principale, cioè la musica, sei uno di passaggio».

Cosa resta, oggi, della lezione impartita da tanti tuoi colleghi negli Anni Novanta?

«Non sono nostalgico, anzi guardare indietro non mi piace molto ma chi è riuscito a portare un po’ di quella scintilla iniziale nelle cose di oggi ha una marcia in più, detto questo, per fare musica non occorre sapere tutto quello che è successo prima e onestamente neanche portare rispetto per forza a chi c’era prima».

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