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MANGO «Non ho mai scritto una canzone con l'obiettivo di arruffianarmi il pubblico»

Ci sono artisti che sul palco sono dei veri fuoriclasse e altri che lo sono anche il minuto dopo che le luci si sono spente. Ecco, indubbiamente Mango faceva parte della seconda schiera perché al talento univa un’umanità davvero fuori dal comune. Un modo di fare da antidivo, con quel suo ossessivo “…chiamami Pino” che azzerava le distanze tra lui e chiunque avesse attorno, alla faccia di chi, per anni, lo ha tratteggiato come una persona schiva e poco sensibile al contatto coi suoi fans. Cavolate. Un infarto lo ha colpito mentre stava cantando “Oro”, uno dei suoi brani più famosi, durante il concerto che domenica stava tenendo al Pala Ercole di Policoro. Di seguito un’intervista che avevamo raccolto qualche tempo fa. 

Con più di cinque milioni di dischi venduti in carriera e tante hit di successo piazzate in classifica, Mango rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per la tradizione popolare italiana. Canzoni come “Bella d’estate”, “Nella mia città”, “Come Monna Lisa” fanno ormai parte del patrimonio nazional-popolare della canzone italiana.

Inevitabile partire proprio dal successo. Che effetto le fa sapere di aver venduto in carriera più di cinque milioni di dischi?

«Non mi sono mai posto davanti a questo dato a riflettere. Senza dubbio è un numero importante, ma è più importante ragionare sul “come” ci sono arrivato, cioè facendo sempre quello che ho desiderato fare senza tradire la mia ispirazione. Insomma, il successo vero non sono i dischi venduti, ma l’aver lavorato dando libero sfogo alla mia arte».

Sono schivo quando incontro persone che mi trasmettono ostilità, in tutte le altre situazioni non credo di essere una persona chiusa o poco propensa al dialogo

Sia sincero: dopo tanti successi, si sente un pochino appagato?

«Non mi sono mai sentito appagato e non ho mai scritto una canzone con l’obiettivo di arruffianarmi il pubblico. Non ho mai ragionato a tavolino su un brano, nel senso che non ho mai pensato a come comporre per ottenere maggiore attenzione dal pubblico. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto perché mi andava di farlo e perché ci credevo. E continuerò così, visto che i risultati mi hanno dato e mi danno ragione».

Mango è un uomo schivo. Bisogna credere a chi fa queste affermazioni?

«Sono schivo quando incontro persone che mi trasmettono ostilità, in tutte le altre situazioni non credo di essere una persona chiusa o poco propensa al dialogo».

In tv ci va poco perché non la invitano o perché non crede nella tv?

«Ricevo un sacco di richieste per andare in televisione, ma scarto la maggior parte. Preferisco la radio, è uno strumento più adatto a chi canta».

Guarda la tv?

«Raramente. Guardo i telegiornali e qualche programma sulla natura».

De Andrè? Un artista immenso, uno dei pochi Cristoforo Colombo della musica italiana assieme a gente come Ivano Fossati e come Lucio Battisti

Lei ha ricantato spesso le canzoni di tanti grandi artisti, fra cui De Andrè. Cos’ha rappresentato per lei Faber?

«Un artista immenso, uno dei pochi Cristoforo Colombo della musica italiana assieme a gente come Fossati e come Battisti. Uno che vivendo in momenti storici complicati è riuscito ad andare contro le ovvietà».

De Andrè, Fossati, Battisti. Tutti uomini, e le donne?

«Vuole sapere chi è stata la più grande cantante italiana?».

Prego…

«Giuni Russo, una donna con una voce incredibile e un talento innato. Ci sono tanti suoi brani che la gente non conosce e che meriterebbero invece maggiore popolarità».

Altre fascinazioni?

«Io canto da quando avevo sette anni. Gli artisti che hanno contribuito a creare il mio bagaglio sono stati tanti: Sting, Prince, Led Zeppelin, AC/DC, Aretha Franklin».

Talenti mica da ridere…

«Eh sì, grandi artisti». Come lo era Pino.

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