Cinema2019

L’IMMORTALE Marco D'Amore

limmortale

Manca di profondità, ma “L’immortale” è un discreto film. E chissà che non sia stato un esperimento in laboratorio, una sorta di “…vediamo la reazione che può avere, e magari costruiamogli attorno una serie in futuro“. Questo perché la pellicola apre un discreto numero di filoni narrativi, e il finale è apertissimo. Non è il classico spin-off utile a chiudere un cerchio, anzi, è proprio la cosa opposta. E qui ci fermiamo perché il rischio “spoiler” è dietro l’angolo.

La trama. La pellicola, spin-off della serie televisiva “Gomorra”, racconta le vicende di Ciro Di Marzio, interpretato nel film e nella serie da Marco D’Amore, durante la sua ascesa nel mondo del crimine.

D’Amore firma una regia non particolarmente brillante, impreziosita dalla fotografia di Guido Michelotti e dalle musiche dei Mokadelic, bravi ad azzeccare almeno un paio di temi di valore.

La sceneggiatura non è solida e in alcuni passaggi i colpi di scena sono “telefonati”, e diciamo che già a metà del film lo sviluppo è ampiamente intuibile. Come detto in precedenza, all’opera manca la profondità, e i tormenti di Ciro – resi benissimo nella terza stagione della serie – qui restano sospesi in un limbo inaccessibile allo spettatore, per colpa anche di un D’Amore mono-espressivo, forse troppo preso dai ruoli: regista, attore, co-sceneggiatore.

In conclusione: opera fondamentale per gli appassionati della serie, perché anticipa il futuro, mentre a chi è a digiuno dell’epica dei Savastano, probabilmente dirà poco.

Review Overview

SCORE - 6

6

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