LIGHT OF MY LIFE Casey Affleck
Prima cosa: il trailer è più bello del film, anche se è costruito male, perché svela più di quello che dovrebbe svelare. Seconda cosa: Casey Affleck anche quando non è al massimo della forma (come in questo caso) resta un attore sublime, che riesce a dare al dolore sfumature che restano addosso allo spettatore. Insomma, questo per dire che “Light of My Life” non è assolutamente un brutto film, anche se prende troppo spunto da “The road” e vagamente da “I figli degli uomini”. E’ una pellicola costruita sull’emotività, con un finale al quale basta la scena conclusiva per colpire il bersaglio grosso.
La trama. In un mondo post-apocalittico, flagellato da una piaga che ha quasi del tutto estinto il genere femminile, un uomo viaggia attraverso gli Stati Uniti alla ricerca di un posto sicuro dove poter crescere sua figlia Rag.
Ottima la scelta di Anna Pniowsky per il ruolo della preziosa bambina, ed è sempre bello vedere Elisabeth Moss impegnata in ruoli drammatici: qui l’eroina di “The Handmaid’s Tale” è la madre/moglie che compare poco, ma quel poco si conta perché è pesante, è prova d’attrice vera.
Daniel Hart firma delle musiche che accompagnano con garbo lo spettatore nella narrazione. Film sostanzialmente diviso in due parti: la prima lenta ma fondamentale, perché consente di familiarizzare con le emozioni dei personaggi e il contesto, mentre nella seconda parte c’è più azione e si può ammirare una fotografia splendida.
In conclusione: un film non originalissimo ma necessario, che soprattutto nei dialoghi padre/figlia dà il meglio. Un’avventura d’amore.