Cinema2019

AD ASTRA James Gray

ad astra

Benvenuti nella versione spaziale di “Apocalypse Now”. Ma se l’idea di fondo è apprezzabile (il viaggio alla ricerca del folle e delle sue ragioni), c’è da dire che per creare un risultato di livello ci vogliono anche scrittura e soprattutto attori.

Ci guardiamo bene dal fare raffronti tra Marlon Brando e il sempre onesto Tommy Lee Jones, oppure tra Martin Sheen e Brad Pitt, ci limitiamo solo a dire che James Gray non è Francis Ford Coppola e per quanto gli effetti speciali di “Ad Astra” siano notevoli e bellissimi, alla fine – stringi stringi – nel momento in cui ci devi mettere il carico da novanta, cioè dialoghi che restino, il film naufraga e restituisce allo spettatore un senso di insipido che spiazza.

La trama. In un futuro non lontano, il Sistema Solare viene colpito da misteriosi picchi di energia, che minacciano tutta la vita sulla Terra. Dopo essere sopravvissuto a un incidente causato da uno di questi picchi, il maggiore Roy McBride (Brad Pitt), figlio del famoso astronauta Clifford McBride (Tommy Lee Jones), viene informato dal Comando Spaziale Statunitense, SpaceCom, che le ondate sono provenienti da Nettuno e forse causate dalla base del “Progetto LIMA”, guidato da suo padre per cercare forme di vita intelligenti e di cui non si hanno più notizie da sedici anni. Informato che Clifford potrebbe essere ancora vivo, Roy accetta di recarsi sulla base sotterranea di Marte, incolume dai picchi, per stabilire un contatto con suo padre e possibilmente fermare le ondate letali.

Il personaggio di Pitt sembra uscito dalla penna di Nicolas Winding Refn: taciturno, schivo, problematico, poco loquace, vulnerabile. L’attore non fornisce una delle sue prove migliori ma si arrangia senza sfigurare. Ma il vero delitto sta nella scrittura del personaggio di Tommy Lee Jones: i suoi dialoghi sono mediocri e senza spessore. E anche la sua evoluzione lascia diversi interrogativi.

Ottima prima parte del film, con diverse scene di pregio (vedi quelle sulla Luna e su Marte), seconda parte che invece si perde in uno spazio narrativo che non dà possibilità di redenzione. Nel cast compaiono anche Liv Tyler (inutile) e Donald Sutherland (impalpabile).

In conclusione: un film che poteva essere molto, ma molto meglio rispetto al risultato finale, ma sul più bello è venuta meno la profondità, l’epica, il racconto che diventa messaggio filosofico. Un’occasione sprecata, insomma.

Review Overview

SCORE - 5.5

5.5

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