Cinema2019

NATIVE SON Rashid Johnson

native son

Un film interessante, meno brutto di quanto già letto in giro e soprattutto con un finale poco accomodante. Insomma, “Native Son” è lontano dall’essere un’opera mediocre e nonostante faccia a botte con certi stereotipi (bianchi superficiali, neri fatti e strafatti) non ne esce malconcio, grazie anche a un cast serio, dove ognuno fa il suo senza strafare.

La trama. La vicenda narrata vede protagonista il giovane Bigger Thomas, detto Big, un giovane nato “dalla parte sbagliata” di Chicago, che oscilla fra le tentazioni del crimine e il desiderio di guadagnarsi da vivere onestamente. L’asticella sembrerebbe spostarsi verso il secondo versante quando, in seguito a un colloquio, viene assunto come autista di una famiglia facoltosa di Chicago. Qui diventa amico di Mary, figlia dei suoi principali, e del suo fidanzato Jan. Ma ovviamente le cose non vanno come dovrebbero andare…

Ashton Sanders (già visto in “Moonlight”) fa la sua figura in un ruolo non facile e riesce ad essere credibile. L’evoluzione del suo personaggio non è sempre lineare (colpa della sceneggiatura) ma a lui va il merito di tappare diversi bucchi. Così così Margaret Qualley, figlia dell’attrice Andie MacDowell, che è uno schianto di ragazza ma qui non riesce mai ad andare oltre i luoghi comuni del suo personaggio.

Valida la regia di Rashid Johnson (che azzecca anche un paio di inquadrature di pregio in concomitanza con i monologhi del protagonista), interessante il tema di fondo, cioè la difficoltà nel trovare un proprio posto nel mondo anche quando le cose apparentemente sembrano andare per il verso giusto. Insomma, un dramma di discreta qualità.

Review Overview

SCORE - 6.5

6.5

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