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CAPAREZZA «Oggi siamo alle prese con una “deculturazione” incredibile»

«La poesia? Purtroppo oggigiorno è roba per le nicchie, non per tutti. E’ ancora importante la poesia, ma siamo alle prese con una “deculturazione” incredibile. Alle metafore si preferisce un linguaggio infarcito di arroganza».

Di chi è la colpa di questa “deculturazione”?

«Del terzo educatore. Nella nostra vita c’è la mamma, c’è il papà e poi c’è il quadrato che sta sul mobiletto: lui indica gli stili di vita, i modi di fare, ed i suoi consigli valgono più di quelli dei genitori».

Continuiamo a parlare di poesia. Hai dei poeti preferiti?

«Diversi, ultimamente mi sono fatto affascinare da una poesia di Arrigo Boito, si chiama “Re Orso”».

Del tuo privato si sa poco. Come hai gestito la popolarità in questi anni? E’ vero che sei diventato più schivo?

«Anche prima del successo – sorride – facevo abbastanza… schivo, di sicuro però la popolarità ha cambiato la mia vita e non è stato facile gestire il successo arrivato di colpo tutto assieme. Mi sono capitate anche delle situazioni davvero imbarazzanti…».

Hai voglia di raccontarcene una?

«Qualche anno fa stavo alla spiaggia con la mia ragazza dell’epoca e mi sono allontanato in mare aperto per sottrarmi un po’ all’attenzione della gente. Ebbene, dopo pochi istanti ho visto decine di persone che, nuotando con un braccio e tenendo con l’altra mano la macchina fotografica, si avvicinavano a me. Insomma, certe situazioni finiscono per renderti naturalmente più schivo».

Anni fa, in una cartella stampa, la tua biografia riportava una data di nascita e anche una di… morte: 2052.

«Le biografie sono cose molto pompose, e tutte hanno una data di nascita e una di morte, così ho giocato a tirare a caso una data e l’ho messa lì. Non ho fatto nessun calcolo e non mi sono affidato a maghi, maghelli o astrologi, non li frequento».

Prima di diventare Caparezza hai vissuto un’altra vita artistica sotto l’insegna di Miki Mix. Che ricordi conservi di quell’esperienza?

«Io e Miki Mix non ci frequentiamo più, o forse sì, rare volte. Quando rivedo quel ragazzo poco più che ventenne, provo quasi tenerezza, di certo non provo odio. Tutt’oggi, parlo dell’esperienza come Miki Mix senza particolari problemi o imbarazzi».

Sinceramente: quante volte ti hanno chiesto una nuova “Fuori dal tunnel”?

«Tantissime volte, e ormai ho maturato l’idea di scrivere una canzone dal titolo “La nuova fuori dal tunnel”: la incido, la metto su un disco e poi in copertina ci scrivo “contiene “La nuova fuori dal tunnel””. Sarebbe divertente».

E’ vero che sognavi di fare il giornalista?

«No, sognavo di fare il fumettista, ma non so disegnare».

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