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MARIELLA NAVA «Il Sud fortifica, ti dà fantasia, ti dà quello spirito di adattamento che poi nella vita aiuta sempre»

«Un po’ di silenzio ogni tanto fa bene, sennò il rischio è quello di ripetersi, di parlarsi addosso. Inoltre la libertà di non avere scadenze contrattuali mi ha spesso aiutato a prendermi il tempo necessario». Parola di Mariella Nava, una delle poche in Italia a potersi per davvero fregiare dell’etichetta di “cantautrice”.

Cosa ha osservato negli ultimi anni?

«Il mondo è cambiato, il mondo sta ancora cambiando. In televisione ci parlano di “spread” e “btp”, ma dietro queste parole ci sono le difficoltà di tanti pensionati che sognavano di vivere in serenità dopo una vita di sacrifici, e che invece faticano ad arrivare a fine mese. Per non parlare dei giovani. Viviamo un… tempo mosso, all’interno di un’Europa claudicante».

E’ pessimista?

«Da tutto questo male ne usciremo, ci rimetteremo in piedi».

L’Italia da dove dovrebbe ripartire?

«In qualunque cartina geografica, l’Italia è sempre lì: un gioiellino al centro del mondo. Bisognerebbe avere il coraggio di ripartire dalla cultura, dal turismo, dalle nostre menti, puntando sulle piccole imprese dei giovani».

Una volta si diceva che “i panni sporchi andavano lavati in famiglia”, la dignità delle donne era spesso schiacciata da logiche assurde, oggi per fortuna non è più così e se ci sono problemi, si ha il coraggio di denunciarli

Lei è una donna che partendo dal Sud si è fatta strada. Quanta salita ha incontrato prima del successo?

«Tanta, ma il Sud fortifica, ti rende tenace, ti dà fantasia, ti dà quello spirito di adattamento che poi nella vita aiuta sempre. Al Sud mancano ancora oggi le opportunità, ma è un’ottima palestra di vita».

Per tutti o soprattutto per le donne?

«Credo per tutti. Per quanto riguarda le donne, negli ultimi decenni c’è stato un cambiamento radicale di mentalità in Italia. Una volta si diceva che “i panni sporchi andavano lavati in famiglia”, la dignità delle donne era spesso schiacciata da logiche assurde, oggi per fortuna non è più così e se ci sono problemi, si ha il coraggio di denunciarli».

Fare musica, però, per le donne, è sempre difficile, non trova?

«Lo è in Italia, ma non nel mondo. Da noi, purtroppo, resiste ancora la logica della donna-interprete, della donna-voce. Comunque le cose piano piano stanno cambiando, tanto è vero che una larghissima fetta di pubblico è ormai ben disposta nell’ascoltare non solo come canta una donna, ma anche quello che racconta attraverso le parole».

Sa che una canzone come “Spalle al muro” in tanti pensano l’abbia scritta Renato Zero?

«Sì».

Riesce a sentire ancora sue certe canzoni portate al successo da altri?

«Assolutamente sì, e le persone, i fans, mi aiutano: quando mi esibisco dal vivo, infatti, mi chiedono sempre di suonare certi brani, hanno voglia di sentire le mie versioni. Questo è davvero gratificante».

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