PARASITE Bong Joon-ho
Ha vinto il Festival di Cannes 2019, è costato 10 e finora ha già incassato 100 e per molti è già un “cult”. A noi invece sfugge il successo di questo “Parasite“, commedia grottesca scritta (in parte) e diretta (in toto) da Bong Joon-ho che sinceramente è una banalissima trasposizione sul grande schermo di tante commedie teatrali dove l’equivoco o l’iperbole dominano incontrastati. Insomma, tanto rumore per nulla, anche perché entrando nel merito della visione, le lacune sono evidenti e grossolane.
La trama. Grazie alla falsificazione di alcuni documenti, il primogenito di una famiglia povera che vive di sussidio di disoccupazione riesce a trovare lavoro come insegnante privato della figlia di una coppia ricca, evento che darà vita a conseguenze più o meno inaspettate e che ruotano attorno a un paio di concetti da terza elementare: i poveri sono scaltri, i ricchi dei boccaloni; chi la fa, l’aspetti; il denaro obbliga a ogni cosa.
Tornando invece ai buchi narrativi, concedeteci un po’ di spoiler.
Spoiler
Cosa salvare? Le location, la fotografia, la locandina e il montaggio. Promuoviamo anche il cast: è ben assortito.
Vale la pena vederlo? Sì, a patto che non ci siano grosse attese: è una commediuola grottesca come tante altre, che però ha il difetto di perdersi per strada troppi dettagli. Finale poetico come vuole la tradizione orientale.