PADRENOSTRO Claudio Noce
“Padrenostro” è un film che si parla addosso e che si rivolge a un pubblico difficile da immaginare e definire. Perché pur avendo come protagonista un ragazzino non è una pellicola che può far presa sui giovanissimi, e non può neppure far presa su chi gli Anni di piombo li ha vissuti o se li ricorda, perché l’opera di Claudio Noce tratta il tema alla leggera. Insomma, un vero mistero, alimentato anche dalla “Coppa Volpi” per la migliore interpretazione maschile data a Pierfrancesco Favino all’ultima mostra del cinema di Venezia.
La trama. Il film trae ispirazione dall’attentato del 14 dicembre del 1976 al vicequestore Alfonso Noce, padre del regista, da parte dei Nuclei Armati Proletari. Nella Roma del 1976, durante gli Anni di piombo, la vita del giovane Valerio (Mattia Garaci) viene sconvolta quando assiste con la madre Gina all’attentato ai danni di suo padre, Alfonso, da parte di un commando di terroristi. Quell’estate, mentre il quotidiano di tutta la famiglia è ancora pesantemente condizionato dall’accaduto, Valerio fa la conoscenza e diventa amico di Christian, un enigmatico ragazzino poco più grande di lui.
Mattia Garaci è un protagonista acerbo al quale viene riversato addosso il peso di una sceneggiatura lacunosa (stesso discorso per Francesco Gheghi nei panni di Christian); Favino viene usato col contagocce e sinceramente non è che dia al film un particolare apporto degno di nota. A fare la parte di un magistrato ecco l’onnipresente Antonio Gerardi.
Ovviamente l’enigmatico Christian è tale solo per chi ha un quoziente intellettivo da quadrupede, perché già a metà della proiezione è ben chiaro il ruolo ritagliatogli addosso dagli autori…
La fotografia di Michele D’Attanasio è sufficiente, il montaggio peggio di un sonnifero, le musiche di Ratchev & Carratello superflue, la regia anonima. A tutto ciò ci aggiungiamo un finale da mani nei capelli con l’ultimissima scena che è fra le cose peggiori viste al cinema quest’anno.
In conclusione: la famiglia non si tocca, ma forse le buone intenzioni di Claudio Noce meritavano uno sviluppo d’opera differente. Film da evitare.