THE LIGHTHOUSE Robert Eggers
Ottimo cast, una regia di qualità e una fotografia bellissima. Ingredienti giusti per fare un gran bel film, ma “The Lighthouse” non lo è, perché ha un grosso limite: è pretenzioso sino al punto di risultare irritante.
La trama. Verso la fine del XIX secolo, un uomo di nome Ephraim Winslow si reca su un’isola remota al largo delle coste del New England per lavorare un mese come guardiano del faro, sotto la supervisione dell’anziano e irascibile custode, Thomas Wake, che si dimostra subito molto esigente, assegnando a Winslow lavori sempre più pesanti, come occuparsi di svuotare i loro vasi da notte e trascinare pesanti contenitori di cherosene su per il faro, vietandogli però categoricamente di accedere alla cima, da dove proviene la luce; Winslow nota infatti che ogni sera Wake sale di nascosto in cima al faro e si spoglia dinanzi alla luce.
Il film è nato come tentativo di Max Eggers, fratello del regista, di adattare per il grande schermo un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe; Robert Eggers si è interessato al progetto e ha finito per riscriverne la sceneggiatura assieme a Max, trasformandola in una storia originale, priva di ogni somiglianza col racconto di Poe.
Robert Pattinson e Willem Dafoe offrono una prova molto convincente e in una certa misura rappresentano un passaggio di testimone fra due diverse generazioni di attori. Pattinson si conferma anche in questo caso attore vero.
Detto che a livello visivo il film è davvero tanta roba, con un girato in bianco e nero che amplifica ombre e demoni dei due protagonisti, ciò che però manca alla pellicola è una narrazione in grado di dare logicità alla trama. Tutto è appeso ai due attori, che colmano le voragini di una sceneggiatura scritta male, con una presenza scenica di primordine. Ma alla fine se non hai una storia forte, costruita bene, non bastano tecnicismi di pregio e attori in forma per creare il prodotto giusto. Insomma, un mezzo horror, un mezzo thriller, un mezzo tutto e niente.